Viaggio in Romania: Esperienza nel Reparto di Psichiatria Femminile di Sighet
Quest’anno ho avuto l’opportunità di prestare servizio nel reparto di psichiatria femminile dell’ospedale di Sighet. Fin dal primo giorno, mi sono trovato davanti a una grande sorpresa: le pareti, le stanze, gli infissi… tutto era stato rinnovato. Rispetto a due anni fa, le condizioni di vita nel reparto psichiatrico erano senza dubbio migliorate, ma la realtà che ci si presentava davanti rimaneva comunque difficile e sconvolgente.
Lavorare nel Reparto di Psichiatria: Un’Esperienza Indimenticabile
Lavorare nel reparto di psichiatria è stata un’esperienza unica, un’esperienza che tocca nel profondo. La follia possiede sempre un fascino particolare, soprattutto per chi, come noi, sceglie di dedicare il proprio tempo a percorrere, in direzione ostinata e contraria, lo stesso viaggio della speranza intrapreso da molti immigrati rumeni. Guardando quei volti e ascoltando quelle voci, nasce una riflessione profonda: e se fossi nato in Romania? Se fossi io a balbettare inutili parole, potrei trovarmi lì, in quel reparto di psichiatria. E ancora più forte, come un pugno alla gola, arriva un senso di appartenenza: quello stupore che ti fa scorgere nel volto dell’altro il tuo. Improvvisamente, chi tratta un tuo fratello in quel modo ti appare come il vero folle.
Un’Immagine Indelebile dal Reparto di Psichiatria
Ho tante immagini che riaffiorano nella mente, ma una, in particolare, non riesco a dimenticare. L’immagine di una ragazza con un grave ritardo mentale. Il suo volto era lacerato, ancora sanguinante. Un occhio era gonfio, pieno di pus; l’altro si apriva a fatica. La bocca era perennemente spalancata, incapace di trattenere il bruciore delle infezioni. Le orecchie erano coperte di carne quasi incancrenita. Le gambe, sottilissime, sostenevano a fatica un corpo esausto, che si trascinava da una parte all’altra senza sapere perché.
Ogni tanto, camminando, inciampava e restava lì, distesa a terra, piangendo. Poteva restare così per tutto il tempo della nostra visita. Altre volte, invece, veniva colpita da una crisi isterica. Le infermiere la lasciavano sfogare, uscendo dalla stanza. Nel frattempo, le altre signore la strattonavano, la picchiavano. Solo dopo, tornavano per sedarla e legarla al letto.
Le Ingiustizie nel Reparto di Psichiatria
Un pomeriggio entrai nella stanza dove dormiva. La trovai nuda, con i polsi legati. Sembrava crocifissa su un materasso—o forse un vecchio cuscino di divano—che gocciolava di urina. Si lamentava con gemiti striduli, stremati. Mi avvicinai e le toccai il naso, quella piccola porzione di viso risparmiata dai tagli, dalle infezioni e dal sangue. In quel momento, d’improvviso, tacque. Mi guardò dritto negli occhi e, per un attimo, sospirò.
Superai le mie esitazioni. Le poggiai una caramella sulle labbra e un’altra nella sua mano. Le dita si chiusero lentamente, quasi con dolcezza.
La Trasformazione del Reparto di Psichiatria: Una Realizzazione Intensa
Il giorno seguente, tornai nella stanza. La trovai slegata. Appena mi vide, si alzò dal letto e sollevò il materasso. Sotto, c’era una vecchia bottiglia di plastica schiacciata, con sopra la caramella che le avevo dato. La osservai mentre la controllava, con attenzione, per poi richiudere il tutto con cura.
Questa è, credo, l’immagine più sorprendente che porto a casa da questo viaggio.
Mi era parso un corpo incapace di ragionare, e avevo considerato questa la sua più grande fortuna nella disgrazia. Ma nel vederla compiere quel gesto lucido, preciso, ho compreso invece tutta la sua pena, tutta la sofferenza di un calvario senza fine.
Nostalgia e Riflessioni sul Reparto di Psichiatria
La immagino bambina, perfettamente normale, forse con una lieve forma di autismo. La vedo dondolarsi avanti e indietro, per scaricare quell’energia in eccesso, come fanno tante sue sorelle nelle molte “case famiglia” del comune. La vedo giocare con dei colori, circondata da altri bambini, forse messi anche peggio di lei.
Ecco che la vedo crescere. L’infermiere la imbocca con distrazione, le cambia il pannolino solo quando ha voglia, senza mai rivolgerle un sorriso o una carezza. La vedo rannicchiarsi in un angolo, incurvarsi pian piano, dimagrire. Vedo le infezioni affiorarle sugli occhi, il suo viso perdere vigore. Vedo le gambe che, troppo poco abituate a percorrere il mondo, si atrofizzano lentamente.
I miei occhi si riempiono di sgomento. Quello che vedo davanti a me non è più il frutto di una natura ingiusta, ma il segno evidente della bestialità a cui può giungere l’uomo quando si accanisce sul suo simile.
Il Volto Misericordioso nel Reparto di Psichiatria
Improvvisamente, quel mostro orribile che avevo di fronte si trasforma: diventa il volto misericordioso di un angelo, l’immagine del Cristo e della sua passione.
E allora riaffiorano nella mente quelle parole ascoltate ogni mattina prima di cominciare il servizio:
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo,
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge,
per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre
e nell’ombra della morte,
e dirigere i nostri passi sulla via della pace.
Lei è venuta per rischiarare il mondo dalle tenebre, anche se probabilmente il mondo non la vedrà mai.
Il Silenzio che Avvolge il Reparto di Psichiatria
Quella stanza, nel reparto di psichiatria rumena, si è chiusa troppo in fretta, riprendendosi i suoi segreti.
Le signore ci hanno salutato distrattamente, senza capire davvero che l’indomani non saremmo più tornati. Le infermiere, come ogni giorno, ci hanno sbattuto vigorosamente la porta in faccia. E all’improvviso, tutto è tornato al silenzio.
Il reparto di psichiatria, visto da fuori, sembra un palazzo qualunque, con finestre da cui ogni tanto si affacciano eleganti signore per fumare. Sembra il luogo giusto dove portare i delinquenti quando le carceri sono sovraffollate, la destinazione “ideale” per gli orfani troppo irrequieti, il posto più adatto per rinchiudere chi è nato storto.
Il Male Nascosto nel Reparto di Psichiatria
È necessario, evidentemente, che il dissonante, il dissimile, lo storpio non turbino le nostre coscienze. È essenziale che nessun dubbio ci sfiori il cuore mentre ci avviamo, con il carrello pieno, verso il registratore di cassa.
Occorre che quella porta, quel reparto di psichiatria, resti chiusa agli occhi del mondo. Solo così il male può essere celebrato con indifferenza, senza dare troppo nell’occhio, come fosse normale, a tratti persino banale.
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