La Notte dei satiri danzanti
questa sera così dolce che si potrebbe bere
da passare in centomila in uno stadio
una sera così strana e profonda che lo dice anche la radio
anzi la manda in onda
tanto nera da sporcare le lenzuola.
È l’ora dei miracoli che mi confonde
mi sembra di sentire il rumore di una nave sulle onde.Dalla, La sera dei Miracoli
Nel buio della notte danzano gli spiriti, fuochi fatui e creature dell’oscurità che, al calar del sole, recuperano vigore e prendono respiro. Solo chi cerca di illuminare a giorno il calore soffuso della sera non comprende l’anima quieta del tutto, che di giorno tace e di notte sfida. Chi ha ucciso gli dei e crede di aver vinto su tutto non si accorge di aver semplicemente estromesso l’indicibile.
La Sera dei Miracoli
L’anima del mondo trova sempre modo di riemergere e lo fa sulle spalle degli ultimi. Questa è l’immagine potente di un’umanità riscattata dalla sofferenza del sconfitto, sulle cui gambe lo spirito del Tutto, potente e ribelle, cammina, racchiudendo in un sol punto la sua intera esistenza.
Il pensiero arrogante, che illumina solo dove è in grado di vedere, non può comprendere cosa significhi veramente portare dentro di sé il peso della divinità. Cosa può rimanere della coscienza umana una volta toccato il fondo? Come risalire da quelle valli senza inciampare, infrangersi o perdersi nell’Ade, luogo della dimenticanza?
Se fosse possibile invertire la direzione dell’orizzonte, le viscere della terra diventerebbero l’accesso a un nuovo mondo. Lo sprofondare sarebbe in realtà un risalire; la sera strana e profonda, la via dei miracoli. Questo è il movimento dello Umkerung, un ribaltamento che è letteralmente un’inversione, una sospensione del giudizio come accesso al nuovo mondo. La coscienza che si inabissa, smarrendo se stessa, in realtà risale verso le stelle. Il suo cedimento è l’illuminazione, abbandonando il pensiero logico per abbracciare, in un unico sguardo, il tutto (intuizione).
Uscimmo a Riveder le Stelle
Come fa Dante a risalire dagli inferi fino a riveder le stelle? Sembra che la notte della paura, alla fine, riporti alla notte illuminata, questa volta dal chiarore delle stelle. Dante esprime questo concetto in modo potente:
«A te convien tenere altro vïaggio»,
rispose, poi che lagrimar mi vide,
«se vuo’ campar d’esto loco selvaggio;ché questa bestia, per la qual tu gride,
non lascia altrui passar per la sua via,
ma tanto lo ‘mpedisce che l’uccide;e ha natura sì malvagia e ria,
che mai non empie la bramosa voglia,
e dopo ‘l pasto ha più fame che pria.»Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, Canto I, versi 112-117,
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