“Spesso ci si imbatte sul proprio destino sulla strada per evitarlo”
Maestro Oogway, Kung Fu Panda)
Nomen Omen: Il Nome e il Destino
Alla domanda: “Chi sei?”, rispondi sempre con il tuo nome. Fin dai tempi antichi, il nome ha rappresentato l’essenza dell’individuo, un sigillo di identità e verità. La divinità che assegnò all’uomo il compito di nominare tutte le cose gli impedì, però, di pronunciare il Suo Nome. Perché? Perché il nominare significa stabilire un dominio.
Il nome non è solo un’identità: è un luogo dove abita la possibilità di controllare se stessi, di affermare un destino. Non dimenticare mai il tuo nome, perché esso è il cuore della tua verità.
Dominio e Destino: Radici Etimologiche
La parola dominio affonda le sue radici nel latino dominus, “padrone”. È collegata a domus (casa) e a domare, che significa “legare” o “soggiogare”. Dominare se stessi implica dunque stabilire dei limiti, imbrigliando le proprie energie per non eccedere. Ma questa limitazione ha un valore positivo: chi si sa dominare, costruisce la propria casa interiore.
È interessante notare che in tedesco la parola per “perturbante”, Unheimlich, significa letteralmente “non-familiare” o “non-abitabile”. Qui, il concetto di casa si intreccia con quello di sicurezza, equilibrio e controllo.
La Casa del Sé: Dove il Destino Prende Forma
Le parole ci suggeriscono un legame profondo tra la costruzione di uno spazio interiore e la capacità di dominare il proprio destino. Questo spazio non è altro che il Sé: un focolare da abitare, un luogo intimo e personale in cui il nostro Io può distinguersi dal non-Io.
Spesso, il Sé deve riappropriarsi di frammenti rimossi, come un inquilino che arreda una casa lasciata spoglia. Questo accade quando le aspirazioni personali sono state soffocate dalle aspettative degli altri. Il processo di recupero di queste parti censurate è un atto di emancipazione, un passo verso la libertà e l’autodeterminazione.
Quando il Sé è Fragile
Non sempre, però, recuperare ciò che è stato rimosso è la soluzione. Esistono casi in cui il Sé è fragile, appena nato, e non riesce a proteggersi dall’invasione del mondo esterno. È come una valle al di sotto del livello del mare, continuamente sommersa dall’acqua.
In queste situazioni, è necessario costruire barriere: dighe che creino uno spazio sicuro per il Sé. Questa operazione non è un atto di isolamento, ma un gesto eroico che consente di affermare la propria identità e stabilire il proprio dominio sul destino.
Il Potere del Nome
Quando senti che qualcosa dentro di te si sta sgretolando, pronuncia il tuo nome. Nel nome c’è la tua casa, il luogo dove il tuo Io ritrova se stesso.
Pronunciare il tuo nome è un atto di possesso, un’affermazione di identità. È il richiamo al tuo destino, che si scrive attraverso il dominio su te stesso e sul mondo che ti circonda.
Conclusione
Il destino non è una forza esterna che ci travolge: è un percorso che costruiamo attraverso la conoscenza e la padronanza di noi stessi. Ogni volta che la vita ci mette alla prova, il nostro nome diventa l’àncora che ci riporta al nostro focolare interiore.
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