Le relazioni familiari complesse possono essere un terreno difficile da navigare, ma attraverso la riflessione e la crescita personale, è possibile trovare pace.
Sì, qualcosa è finito o potrà forse ancora venir compiuto sotto la sua protezione. Ma proprio tutto? Non è possibile. Noi tutti affrontiamo il viaggio, debitori senza speranza dell’infinito. Quando un giorno le ombre caleranno e sentirò l’angoscia di tutto ciò che errai, mancai o non feci, mi conceda il cielo di averla vicina, la mano nella mia mano, per consolarmi come cento volte mi ha confortato e sorretto. L’Angelo oscuro che disgiunge le mani e tutti conduce nella solitudine della propria insistenza ha realmente sempre e comunque l’ordine e il potere di agire così? Non lo credo. Quel che così è stato, mantiene il suo essere.
Noi rimarremo insieme, la mano nella mano, anche nel Regno delle Ombre.
Thomas Mann Sul matrimonio. Brindisi a Katia
Non basta una vita per capire come stanno davvero le cose.
L’adulto che sono diventato ha compreso che il prezzo da pagare per un briciolo di pace in casa—per quanto fragile ed effimera—era accettare un padre completamente sbilanciato verso la madre. Un padre che, pur di evitare conflitti immediati, si piegava al suo punto di vista.
Ombre in casa: il teatro delle apparenze
Una madre che ha sempre preteso un “vero uomo” al suo fianco, ma in realtà voleva solo uno che eseguisse i suoi voleri. Lei poteva fingersi la “buona”, la “comprensiva”, mentre delegava al padre il ruolo del cattivo. Alla fine, decideva sempre e solo ciò che voleva lei.
Quante liti costruite ad arte! Quante ingiustizie ai miei occhi, sanate con la violenza. Perdevo il controllo, mi sentivo accerchiato, impotente. La rabbia esplodeva perché sapevo di avere ragione, ma nessuno me ne dava. E alla violenza seguiva solo violenza. Uscivo via camminando assieme ai miei silenzi. Parlavo solo, senza curarmi di chi avessi accanto. Un pazzo sembravo io, ma i passi eravate voi. Io l’unico a farlo notare. La voce scomoda che andava silenziata. L’imbuto dove cadevano dentro tutte le emozioni, che sentivo a fior di pelle come fossero state mie.
Le radici invisibili della rabbia
Madre avida, egoista, servizievole e tiranna: giocava l’eterna vittima, quando era lei che muoveva le fila di tutto. Controllava tutto e a lei si doveva obbedienza. Le gratificazioni erano moneta che si pagava a caro prezzo, la dipendenza, il dominio sulle nostre vite. Ma eri tu, padre, a dover imporre queste follie.
E non capivo che non toccava a me riparare, sanare i vostri conflitti. Non mi persuadevo che non ero, né complice, né responsabile delle vostre vite, che dividervi non era la soluzione, ma andare via. Forse più di cosi, tentare di dividervi era mia strategia di sopravvivenza, ma non ci sono mai riuscito. In quella casa, lei era—e resta—più forte di me.
Quante liti sanate con la forza, ricucite come se nulla dopo fosse accaduto. Quanti giri di giostra ho dovuto compiere perché potessi non più tornare.
Crescere in un labirinto di relazioni familiari complesse
Non volevo un padre perfetto, ma presente, e un po’ tu rifugivi, con disprezzo e giudizi, e un po’ lei gelosa persino del rapporto tra padre e figlio e te, e tra figlio e fratelli. Un eterna contesa per il primo posto nel tuo cuore, ma tu un cuore nemmeno ce l’hai. Una storia di avidità emotiva, travestita da virtù.
Il prezzo invisibile delle scelte
Ora non taccio più, non ho mai taciuto per davvero sulle relazioni familiari complesse. Guardo con franchezza, rassegnazione, delusione e angoscia a lei
Accumulare denaro senza mai usarlo, mentre intorno tutto marcisce, è un gesto malato. Se ci avesse amato davvero, ci avrebbe protetti da quella relazione tossica anni fa. Ma dividervi non è più la mia salvezza, mentre io resto diviso dentro. Quante cose sono mancate e si cammina con le stampelle. Quanta rabbia è finita sigillata tra le mura di casa e segreti.
Ricostruire dal silenzio le relazioni familiari complesse
Una verità che pesa, ma che ormai non ha più potere su di me, un peso che posso reggere.
Sono sereno: lascio che recitiate le vostre parti. Prenderò quello che c’è, anche se ora non serve più come un tempo. Non servono più vestiti nuovi o panini migliori: ora serve solo pace.
Per fortuna, dentro di me tante cose sono cambiate. Ho riparato, per quanto possibile, le mie ferite. Ho ricostruito, sin dove ho saputo, la nostra storia.
La vostra “salvezza” NON è una mia responsabilità. La vostra vita NON è una mia responsabilità. Il modo con cui scegliete di vivere NON è una mia responsabilità.
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