“La prima luna”
Monologo teatrale per un’anima che rinasce
Personaggio:
Una voce senza tempo. Potrebbe essere una donna o un uomo. È l’Anima, o chi parla con essa.
È stata nell’abisso, poi rinata.
Indossa una veste nera che cambia colore con la luce. Al buio sembra cenere, alla luce sembra oro.
SCENA UNICA
LUCI: Buio. Silenzio. Si accende lentamente un fascio di luce bluastra, fioca, sulla figura al centro. Una musica elettronica rarefatta, appena percettibile, vibra nell’aria.
VOCE (sussurrando, come parlasse nel sonno):
Non c’è nulla…
Nulla, nel nero della notte,
che annunci l’alba del nuovo giorno.
(Pausa)
Questo è l’incantesimo.
Del grande stregone.
L’uomo delle ombre.
Il re dei demoni.
(Si alza il tono, con lentezza, come chi si ricorda qualcosa di antico)
Non c’è appiglio…
nel precipizio della coscienza.
Non c’è conforto…
nell’angoscia senza nome
che chiamano terrore.
(Cammina lentamente. Luci si spostano con lei.)
Questa…
è la sorte delle anime inquiete.
(Ferma. Spalle al pubblico. Si volta.)
Quell’incantesimo — che pare un maleficio,
un insulto al fare arrogante della ragione —
è in verità…
la chiave.
La chiave per salire.
O forse per cadere più a fondo.
Ma sempre, sempre oltre.
(Pausa. Tono severo.)
Quando arriva la grande prova…
Trema anche il cuore degli impavidi.
La superbia si fa tormento.
E ciò che crolla… non è lei.
Ma la coscienza che le oscurava la vista.
(Lunga pausa. La voce si abbassa. Dolore.)
Solo davanti al precipizio.
Solo affondando nel mare solforico dell’Acheronte…
l’anima può varcare le soglie del proprio mondo.
(Le luci si fanno rosse. Tensione. Poi tornano fredde.)
Cadute le mura…
dissolti i veli…
la via del Sé si mostra.
Chiara.
Ma lei… ancora non lo sa.
(Cambio tono. Ritmico. Come un lamento antico.)
Non c’è nulla,
nulla nel buio,
che sveli il segreto dell’alba.
Nessuna voce,
nessun segno…
che al di là del nero,
vinta la paura della morte,
esista la vita eterna.
La riconciliazione dell’anima
con lo Spirito del Tutto.
(Pausa. Più intimo. Un sussurro d’amore.)
A te,
anima mia…
che ogni notte hai creduto eterna.
A te, che segui il ciclo delle stagioni.
Che ti spogli in inverno
e rinasci d’estate.
Sempre.
(Commozione crescente.)
A te…
che cedi al gelo,
che ti arrendi all’ombra…
e poi, ogni volta — come fosse la prima —
ritorni alla luce.
Dimentica.
Sempre dimentica del prezzo.
(Silenzio. Poi la voce si fa forte, piena.)
Ma ora!
Ora che non temi più la morte…
né l’angoscia della vita…
ora che senti il sole sulla pelle…
sul cuore…
ora che rinasci…
(Sguardo al cielo. Luce dorata.)
Non dimenticare.
(Tono profondo. Ultime parole come incisioni.)
Non dimenticare il buio che ti ha nutrita.
Né la maledizione…
della prima luna.
FINE
(Luce si spegne lentamente. Silenzio totale.)
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